Sono sulla 90, tutto tranquillo, corsia preferenziale, è l'ora del rientro a casa. Una voce in breve si distingue, prevale sulle altre, una si contrappone, diventa un alterco, i toni si fanno aspri, le parole volgari. Non si capisce cosa sia accaduto.
Un vecchio, seduto e giornale aperto davanti; è "bianco", vestito da "bianco", lo spazio di due sedili più in là un vecchio in piedi all'uscita del bus: è "nero", vestito come può.
Intorno bianchi e neri zitti, siamo allibiti, ferisce vedere due persone unite dalla vecchiaia e il loro reciproco infierire, quegli insulti così affilati appaiono contro natura, ognuno mentre li scaglia e li restituisce, fa a pezzi la propria dignità. Attimi di costernazione e di tensione: zitti a imparare dai vecchi come ci si può odiare. Anch' io sono vecchio. Sono bianco, vestito da bianco.
E' sceso, riemerge il solito brusio del parlare, il calore umano che riscalda.
Anche da bambini, ricordo, c'era violenza, perché è innata nell'uomo. Tutti avevamo la forza di "mollare un pugno in faccia all'altro", prima della forza però dovevi aver maturato nell'animo la decisione di fargli del male: maturare, sì come i frutti, che non maturano in un attimo. Già prima, nel tempo che hai alle spalle, giorno dopo giorno, se lo dai, è maturato quel pugno.
- "..custodisci sopra ogni cosa il tuo cuore, fluisce dal cuore la vita." (Prov.4, 18-23)
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