Vi sono ricordi che riaffiorano nella memoria offrono l'occasione di uscire dalla routine della malattia, per rivivere la serenità e la dolcezza di epoche e di avvenimenti particolarmente cari.
A volte però il malato si sofferma in modo troppo ricorrente sulle realtà negative che gli hanno contrastato la vita. Rapporti e fatti ostili, gioie inutilmente attese, la felicità rubata dalle persone e dagli eventi, insomma un passato che ancora lo inquieta. Sente il bisogno di trovare una risposta, una giustificazione all'ansia di oggi per i problemi che gli urgono dentro, oltre la malattia, e spiegare a qualcuno il perché di questa sofferenza che non passa.
Mi intrattiene su ciò che gli è accaduto, descrive situazioni e persone, e senza avvedersene il mio malato mi parla di sé, mi partecipa i movimenti del suo animo; cerco di essere attento al modo in cui rivive oggi il ricordo. Poco importa la ricostruzione fedele dell'esperienza passata, ora vorrei che il suo animo si aprisse non tanto alla speranza di un domani, e neppure ad un futuro oltre la morte, ma "semplicemente" alla pacificazione del suo passato con la vita presente.
Il malato non si attende da me una presenza da pseudo-analista, ma un coinvolgimento vivo, pulsante, e a questo tento di rispondere con semplicità: "ascolto" il racconto con partecipazione e interesse, e ne accetto i contenuti (accettare non è consentire) sforzandomi di non tradire emozioni di disagio o di turbamento ( che più facilmente possono raggiungere se al centro della mia attenzione rimane il malato nel suo modo di vivere oggi il presente di allora ).
Spesso affiorano sensi di colpa, di rimorso o il risentimento verso gli altri. Quest'ultimo atteggiamento per me è il più difficile da affrontare, richiede discernimento e prudenza evitando di schierarsi con giudizi di parte. Quietamente e con affetto, tento di orientare il malato a non combattere il dolore che sta alla radice del risentimento; suggerisco il perdono nei confronti di quelli che nella sua storia contano per lui, perché solo in questo troverebbe la sua pace.
Gli dico che anche per me chiedere perdono e perdonare è duro, ma non vedo altra via se vogliamo che la vita ci ritorni amica.
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