Dopo una lunga, ininterrotta copiatura del Quaderno di Lavoro, provo difficoltà a reinserirmi nel flusso della libera conversazione. Temo di disturbare un discorso avviato da tempo, impegnativo..."per chi lo segue", così devo dire con sana ironia, considerata la "folla di visitatori o lettori" del mio sito. Continuare, interrompere la copiatura del Quaderno (che in effetti prevale sul colloquio aperto ad altri argomenti) ? Potrei rispondere adducendo motivazioni di diversa natura, e insieme incerte, ma è impossibile prevedere sempre le conseguenze delle nostre azioni; scelgo la via più semplice, dico "si", continuo.
Oggi rovistando le mie scartoffie, tra le mani m'è passato un foglio scritto al ritorno di una gita in montagna, quasi 20 anni fa; qualche cancellatura, frasi restaurate che lasciano intravedere la prima scrittura; lo copierò domani, così come l'ho trovato.
Cammino solo, in Alta Val Viola. In modo insolito ne anticipo qualche flash, qualche considerazione. Domani il resto.
E' piacevole per me rileggerlo, rivedo il masso poderoso, tali le dimensioni che il suo roteare sembra lento, alto dal suolo, batte il pendio, rimbalza, colpisce ancora e ad ogni appuntamento col terreno la montagna sussulta. Il suono giunge appena dopo l'immagine.L'ultimo urto, non uno schianto, un tonfo sordo, quasi felpato che ti penetra dentro, vibra più forte il terreno, poi gli attimi appena successivi: si alza un silenzio nuovo, sconosciuto, cui nulla può opporre la valle, il nessuno che ho attorno, vastità statica, non un segno di vita. Attesa.
Il sentiero che trema, la montagna ferita, assistere, ascoltare...immagini, ricordi annidati nel sentire della carne e nel cuore, rileggo e tuttavia ciò che oltre e di più mi sorprende è quel traslare dalla visione di cose concrete e inanimate a una verità superiore che tutto include da sempre, da sempre oltre eppure accanto, velata e insondabile, in apparenza muta. Attesa.
Natale 2009: "Oggi è nato per voi un Salvatore", bambino già fuggiasco, in lontananza una croce.
La festa, la gioia del Natale non si esauriscono nella sfera della propria intimità e neppure in chiesa...mi guardo attorno, mi è difficile, quasi irrispettoso parlare di festa. Tuttavia qualunque sia la nostra storia, il nostro oggi e il futuro che si profila, soltanto da quel sentiero di "verità" possiamo attingere la speranza e il coraggio di attendere " Il Regno".
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