settembre '91
Questa estate nell'Alta Val Viola camminavo solo sul sentiero, ormai in vista del rifugio. Le nubi soffocavano le vette e promettevano l'acqua che poi è caduta fitta.
Sul lato opposto della valle la montagna è scoscesa, rocce ostili, insidiose, canaloni che scaricano neve e sassi. A un tratto uno scroscio fragoroso, un turbinio bianco, un inferno di pietre a precipizio giù, in questo silenzio inquietante, in questa luminosità che parla di buio. Il fragore poi si fa quieto, ancora più quieto, come lontano, e poi un boato impressionante mi scuote, un colpo sordo fa sussultare il terreno, poi un altro colpo, un altro, un altro ancora. Silenzio.
Maestosa e lenta la corsa, il roteare del masso in lunghissimi attimi, tra un colpo e l'altro enormi gli spazi. Era là da millenni e inaspettatamente il furore, la forza della vita. Non gli è stato concesso di più. Altre slavine, altre pietre lo copriranno. Sopra, un giorno, l'erba, una stella alpina. Le realtà imponenti ti danno un brivido, non tanto per ciò che succede, ma per ciò che non è mai successo prima né succederà "mai" dopo, perché non hai ascoltato o non hai compreso prima quel vuoto, quel silenzio così pregno di una presenza, di una voce.
E' bello vivere questo ascolto mai esaustivo della natura, ma anche delle cose semplici, le più familiari...la scrivania, gli occhiali appoggiati, l'orologio...un amore riconoscente, una cura, un rispetto come a cosa che non ti appartiene e devi restituire, che ti accompagna per l'attimo della vita. Il silenzio, l'ascolto un modo più ampio di rapportarsi con le cose e con gli uomini, non è un ritirarsi, anzi un andare incontro; richiede lo sforzo e l'abitudine del raccoglimento: ti offre in cambio il dono della pace e della parola. Del resto ogni nostra azione, ogni attività, pur nel clamore e nell'ansia della vita, deve avvolgersi totalmente nel silenzio del nostro cuore per compiersi alla presenza di Dio. Pena la sterilità, il non senso del nostro operare.
Ogni nostra azione è come tutta la nostra vita: nasce dal silenzio ed è ancora il silenzio a custodirla per sempre. Ho bisogno del silenzio perché Dio mi possa parlare, per poterlo ascoltare e finalmente potergli rivolgere una parola nata dalle sue.
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