- Non voglio negare e non stravolgo la verità che il malato conosce ed esprime.
- Non voglio soffocare la speranza o l'illusione in cui il malato vuole trovare rifugio.
- Non voglio favorire illazioni e previsioni che nascano solo dallo sconforto e dalla paura.
- Non voglio creare speranze illusorie o false consolazioni.
- Non voglio "consolare" il malato parlandogli di chi soffre più di lui.
- Non voglio azzardare interpretazioni cliniche o previsioni sul decorso della malattia.
- Non voglio forzare la relazione col malato per ottenere la sua confidenza.
- Non voglio assumere atteggiamenti di evidente efficientismo.
- Non voglio tentare di condizionare il malato ed i familiari nella libertà, e nei valori in cui credono.
Accanto a un uomo che vede la propria vita dissolversi, non conosco argomenti consolatori; solo l'amore ci può accompagnare e guidare.
Questo.."Non voler fare mai", non è negazione immotivata: è finalizzata a favorire il cammino più importante che il malato può ancora compiere. Nella esperienza vissuta della realtà a volte accettata e del "dolore totale", può nascondersi qualcosa di positivo: la speranza di dare un senso alla malattia e alla morte. Anzi proprio i giorni della sofferenza sono i giorni della speranza, il tempo in cui può svelarsi il lato nascosto di una vita: è questa la luce che il volontario vuole accendere, il conforto che può offrire al malato e ai suoi cari.
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