Mare, 40 metri di appartamento, sole falciato a intervalli da qualche nube, 8 gradi, vento lieve, piacevole. Così almeno appare guardando fuori.
Sì, perché dall'arrivo sono sigillato in casa con la sinusite e gli occhi gonfi che non mi permettono di leggere e scrivere a lungo. Dopo cinque giorni di clausura mi ritrovo ancora a passeggiare e passeggiare per i miei 40 metri, scopro una variante al percorso, anticipo una sosta di osservazione alla finestra di cucina o del soggiorno, guardo le foglie fuori e i panni stesi ai balconi, le nubi, i gabbiani... mi fermo. C'è tempo per pensare.
Per esperienza dico "ne avrò ancora per 4 -5 giorni, poi passerà"
Sul giornale e alla tele di nuovo la questione delle carceri. Sovraffollate, fino a 4 o più persone per cella, qualcuno in attesa di giudizio.
Io, paragonarmi ai carcerati? Perché no? Fortunatissimo, sproporzionatamente fortunato. Non è mancanza di rispetto, mi capita di riflettere poco sul molto che ho. E che ho avuto.
Questo "pensare" mi avvicina una parte di umanità reclusa, sconosciuta, invisibile e temuta, non come noi fuori, persone per bene.
Non conosco da vicino il dolore che c'è là dentro... avesse ciascuno i miei 40 metri almeno per camminare, 4-5 giorni per dire poi "è passata, comincerò daccapo!".
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