giovedì 20 agosto 2009

L'ultimo incontro (termina 3° di Quaderno di Lavoro)

Annuisce e mi sento sollevato, questo parlare si è fatto colloquio. Solo ora mi sono inoltrato in una conversazione tanto delicata, altre volte ne avevamo sfiorato il limite, ma ho sempre lasciato a lei il segnale, così come è accaduto. "Stai in pace Attilia" e spontaneamente, a bassa voce come parlassi a me stesso, "il Signore vuole bene a tutti, vuole bene a te, a me, a tutti". Uno scatto inatteso, volge il capo verso di me, mi fissa: "A tutti ?" "Si a tutti, per questo dobbiamo stare in pace".
Parole quiete, scandite con fermezza eppure sofferte, intrise di commozione. Il primo giorno, quando ci siamo conosciuti, Attilia mi aveva detto: "Come mai hai scelto questo tipo di volontariato? E' quello che avevo in mente di fare anch'io, e invece eccomi qua, dall'altra parte. Vuol dire che lo faremo insieme". Ora mi passa avanti, è lei a farmi strada, ad aiutarmi.
"Ti sei affaticata" le dico "per me è bello anche stare in silenzio insieme, è riposante". Sembra tranquilla, annuisce ancora e sorride. Ora Attilia è contenta perché sente arrivare Giovanni: è premuroso con lei, le si avvicina, si interessa poi va a riordinare la spesa.
Mentre Attilia dorme, Giovanni mi batte sulla spalla e andiamo da soli, in amicizia, a parlare nell'altra stanza. Sa che resta poco tempo. Non so se quelle due parole di Attilia fossero una domanda soltanto o una preghiera, so che mi hanno coinvolto profondamente; mi hanno detto la fede che aveva dentro, la speranza del dopo, di un bene troppo grande che non può non aprirsi anche agli altri: "A tutti ?" "Si a tutti".

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