A messa. Pochi fedeli, raccolti. Il prete indugia qualche attimo, immobile a sostenere l'Ostia, le braccia tese verso l'alto.
La guardo, e mi sorprendo a dire lento, dentro di me con fermezza "ci sto". Poi eleva il calice, e ripeto, uguale determinazione. Parole di intesa, di responsabilità assunta e di conforto. Un modo che non ho mai pensato per dire la Fede, prego lì per lì come mi viene; e poi penso che il Signore riascolti volentieri le parole degli uomini, anche se logore, spesso disattese. Un vecchio le ha già ripetute, eppure nascono come novità, "il canto" di ieri, oggi se vuoi è "un canto nuovo".
Mi chiedo se tutto ciò abbia senso alla mia età, se vi sia qualcosa di adolescenziale. Eppure sì, ha senso, è differente dalla prima volta e anche dal "canto" di ieri, è qualcosa di più, ho bisogno di esprimerlo.
Preghiera semplice, però da ripensare, da approfondire sempre quella che non fabbrico io, quella che lo Spirito dice.
Una volta l'orizzonte "era lontano", linea sottile di realtà molteplici, quasi indistinte; ora si è fatto vicino, l'angolo di visuale ridimensionato. Meno cose, più nitide, essenziali. La corrente mi ha portato alla foce, tutto sembra più chiaro, appena in là, non so quanto, il mare aperto.
Signore...."ci sto", ma Tu aiutami.
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