sabato 21 febbraio 2009

Non di Eluana



Non di Eluana, delle parole che hanno accompagnato la sua storia voglio parlare, dei titoli scritti, delle verità povere di amore con cui ci siamo percossi e nostro malgrado ancora ci dividono.
La rappresentazione mediatica è culminata nella zuffa dei parlamentari l'attimo successivo all'annuncio del decesso, un vero "assalto".
"..boia, ..cultura della morte... mostruosità disumana... assassinio..." parole che dicono malvagità, esplicita "volontà di arrecare danno", tutte precipitate addosso al signor Englaro e a chi, non rinnegando la fede, poneva domande lecite alla scienza sulla situazione di vita di Eluana, forse ripensava la decisione di Giovanni Paolo II di sospendere per sé le cure, o forse il conforto e lo spavento che può incutere la tecnologia.

Papà (viveva di fede) ormai relegato in una stanzuccia dell'ospedale (1966), a un infermiere che si avvicinava con la siringa, fissandolo gli ha semplicemente detto "..non siate ridicoli!".
Certamente è necessario distinguere le situazioni specifiche dalle impostazioni di carattere generale, riflettere, dialogare, ma con amore. Le parole che ho udito mi hanno disorientato, mi ha amareggiato l'asprezza dei nuovi rapporti. Ancora oggi non so cosa avrei fatto al posto del signor Englaro, non escludo che il dolore debba essere accettato nella vita dell'uomo ( lo accetto con rispetto e con timore) e forse, in chi tenta di avere fede, può fondersi nell'amore (Beati coloro che soffrono..), ma non rinuncio a interrogare la scienza e la tecnologia proprio perché siamo tutti impreparati a governarle moralmente e instillano il dubbio di aver smarrito il senso della morte (e della vita).

E se a papà fosse stato inserito il sondino ?

Non dubito della buona fede di chi ha inteso annunciare "la verità cristiana", Gesù però l'ha sintetizzata dicendo
Io sono la via, la verità, la vita.
Allora vedo una verità in fila con noi peccatori al Giordano, una verità che annuncia il Regno mentre perdona, guarisce, consola, a tutti infonde speranza nel salire lei stessa in Croce, e comprendo che non esiste verità separata dall'amore.

Perché chiudersi agli altri, donne e uomini di pensiero non solo scienziati, quando fermi nella stessa fede si confrontano su posizioni divergenti ? La Chiesa nella storia non si é forse ricreduta con grande giovamento su ciò che successivamente ai suoi "primi principi" è apparso poi evidente e non ha intaccato l'essenza della rivelazione ?
L'informazione può fare cultura e spronare un modo di relazionarsi più responsabile nella società, può essere stimolo ad una consapevolezza più matura di fronte alla Fede.