giovedì 15 novembre 2012

L'età




    
       In silenzio, ascolto.
 
       " Non è l'essere vecchio o recente che definisce il nuovo, é lo stare nascendo ". (*)

       Pensiero lontano dallo stereotipo dei commenti banali sell'età. Nessuno sconto, a nessuno né vecchi né giovani. Non l'essere nati prima o dopo....neppure l'essere nati, ma "lo stare nascendo". Esistenza mai compiuta, il persistere "verso", lo stupore, occhi e cuore a contemplare il nuovo, la verità, fino ad acconsentire di essere assunti nell'amore partecipi dell'Amore.

       La fede nella persona di Gesù, l'uomo nella sua dimensione umana e divina.

(*)  Maurice Bellet in "Il corpo alla prova"

sabato 3 novembre 2012

L'Hospice del Trivulzio ( 62° di Q. di L.)




       ( Segue da 61° )


       ..." Ti credo Signore, Dio della vita ".

       Oggi una malata parla con la volontaria e a sorpresa abbandona il filo del discorso, " vede le rondini entrare nella stanza" e le chiede di chiudere la finestra. La finestra è stata chiusa, ora il colloquio può riprendere. Allucinazioni, immagini attinte forse da ricordi o dal proprio mondo interiore. "I muli neri cattivi della Calabria" ,  "L'auto parcheggiata sul tetto della casa di fronte"... a posteriori possono suscitare ilarità ma nel loro accadere procurano pena, anche in chi assiste, a volte turbamento: resta lo stupore, il significato nascosto di ciò che è accaduto. Una persona parla con te affabilmente e d'improvviso si isola in una realtà "altrove", che lei sola conosce e vede, assenza di qualche attimo, poi "rientra"; ma in questo breve stacco di tempo puoi scorgere in quegli occhi illusi, nell'espressione del volto un filo della sua morte. E' annuncio di scadenza, nessuna data cera. Forse qualcosa ti riguarda, puoi sentirti scosso: il "tuo" malato sa parlarti di te.

       Scegliere di stare accanto a chi è "terminale" e di chi a lui è legato, significa essere disponibile a mettersi in discussione ogni volta e ogni volta nell'immediatezza a "dimenticarsi di sé";  è anelito ad ascoltare l'altro nella sua stessa presenza, a comunicargli con le parole o forse soltanto con lo sguardo la quiete e la speranza che hai dentro.