giovedì 27 dicembre 2012

La relazione verso la fine ( 64° di Q.diL.)




       Riflessioni e appunti


       Una storia può essere raccontata in modi diversi. Qualcuno si sofferma a lungo sui "fatti " del passato, ne avverte l'importanza, pietre miliari nel suo cammino. Tuttavia, quando le considerazioni gravitano soltanto attorno agli eventi, si può presumere che il colloquio manterrà un livello di partecipazione "lieve".  Si inseguono appunto " i fatti ", più raramente si indugia sulle ragioni che interiormente li hanno determinati e ciò, in particolare se alle spalle vi è un vissuto sofferto, può generare disorientamento, un vuoto di senso.

       Al volontario si presenta l'opportunità di distogliere temporaneamente l'attenzione del malato dagli eventi, per occuparsi della sua stessa persona nel presente e tentare, in una visione più ampia, di darsi ragione dello stato di disagio in cui ora si trova. Questo orientamento può essere favorito condividendo col malato qualche comune riflessione: la vita può forse essere contenuta nella semplice somma di avvenimenti, atti "buoni" o "cattivi", compiuti o subiti?  E' possibile ignorare la complessità esistenziale in cui essa si è svolta ( cultura, passioni, interessi, ideologie, precarietà, ambizioni, fede, limiti, ambiente..)?  Che cosa ho chiesto alla vita, quale importanza hanno gli altri, perché manca il coraggio di fare chiarezza, perché questo bisogno di libertà? E' davvero impossibile scorgere un aspetto positivo che susciti almeno un velo di consolazione, una speranza di bene?  Vicino alla fine, riscoprire chi siamo stati, soprattutto quello che siamo ora, tentare di comprendere il "vero" significato della nostra vita passata e attuale, sembra premere quanto il pensiero della morte. E' importante osservare il modo in cui il malato attualizza ed esprime la sua storia, e conoscere se le conseguenze del passato trovano ancora riscontro nella realtà attuale.
 
       Il malato può intravedere che... ( segue )

domenica 2 dicembre 2012

Santa Messa all' Hospice (63° di Q. di L.)


       Un pensiero anche ai malati che ci hanno lasciato, coi quali abbiamo condiviso il tempo dell'ultima prova, pur mancando la comunione della Fede.

       Vorremmo che nessuno dei presenti, fra noi in amicizia, si sentisse estraneo all'abbraccio  spirituale di questa comunità che prega e tiene tuttavia sempre vivo il rispetto delle convinzioni di ciascuno.

       Siamo uniti a tutti, e chiediamo di essere da tutti accolti e amati.   

      Oltre ogni credo e ideologia, al di là di ogni prova vissuta, abbiamo conosciuto insieme che l'unica strada aperta alla pace è l'amore.

       Perché il Signore ci accompagni in questo cammino      PREGHIAMO