domenica 20 maggio 2012

Credere e conoscere ( Einaudi 2012)



         (Da  "Il pensiero della settimana"  di Piero Stefani)

        Credere e conoscere  è il titolo di un recente libretto che contiene un colloquio tra Carlo Maria Martini e Ignazio Marino. Esso termina con alcune affermazioni dedicate al ruolo dell'etica rispetto alla Chiesa. Sostengono congiuntamente i due autori (ma lo spirito di queste righe è evidentemente proprio del Cardinal Martini)

........"non vorremmo che qualcuno ricavasse da questo dialogo un'impressione sbagliata.  E sbagliata sarebbe l'impressione che alla Chiesa interessi sostanzialmente la questione etica, che l'etica sia l'essenza del suo messaggio, mentre la Chiesa ha come suo scopo predicare il Vangelo.  Senza di esso sarebbero vani tutti i suoi sforzi per formulare prescrizioni etiche corrette.  La Chiesa non ha il compito di far crescere il senso etico nella gente, anche se esso la riguarda da vicino. Il compito della Chiesa è molto più ampio, far risplendere il Vangelo, che è perdono, misericordia, e capacità di perdonare agli altri:  - ..Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi- (Mt. 5,14)-  Al di fuori di questa prospettiva non si comprende come l'etica interessi la Chiesa."

giovedì 10 maggio 2012

Dopo, con chi è rimasto ( 55° di Q. di L. )

( segue da 54°)


       A volte, appartati, ci soffermiamo a contemplare il passato, compiaciuti, poi attoniti, poi addolorati quasi increduli; molte domande dentro di noi, risposte poche e incompiute, a volte neppure accennate.

       La nostra è un'età da prendere sul serio, con impegno, tempo di grande maturità, di accoglienza del mistero, di riconciliazione con la vita; se il Signore lo concede testimonianza cristiana non esibita, semplice e credibile. Francesco le riserva un aiuto concreto, un ricordo di pace e di benedizione.

       Nell'età e nella preghiera che ci uniscono, continuiamo ad abbracciare e a lasciarci abbracciare dalla vita, nostra e soprattutto degli altri, dalle loro gioie,  dai loro bisogni, dalle attese e anche dai loro lutti: perché gli eventi chiudono il tempo, non spengono la vita, non l'amore che dà senso alle cose minime, alle volte all'apparente inutilità del quotidiano.

       Parole che scambio soltanto con chi non si scandalizza e non ride del Vangelo. Anche di questo vi sono grato.

       Continuo nel proposito di "accompagnare" i malati terminali (meglio, ne sono accompagnato), finché il Signore lo permette, così avremo meno occasioni di incontro; vorrei dirle però che i nuovi impegni non cancellano il vincolo di bene e il ricordo.

       Scusi se inavvertitamente ho usato un tono forse troppo familiare, per di più in modo sgrammaticato alternando singolare e plurale, è l'urgenza di dire ciò che mi sta dentro: ho scritto a lei, ma non potevo dimenticare Flavia.

       Qualcuno mi ha regalato una penna. Pennino, calamaio. Bellissimi, simbolo alto di pensiero e di storia, certamente troppo alto per me, ma anche provocazione, sfida a scrivere.

       Qualcuno, ora sopporta le mie parole...spero col cuore aperto al sorriso.

       Con affetto un saluto caro a lei e a Flavia.

* Famiglia già provata da improvviso, gravissimo lutto.