venerdì 26 marzo 2010

Pedofilia

Nuvole ancora, e fanno tutto bigio: c'è bisogno di cielo azzurro, di brezza leggera e tiepida.
Bigio come le notizie di stampa, radio e TV: ti saltano addosso e non riesci a scrollartele via, non mi interessa l'alto gradimento per l'Isola dei Famosi, persino la "Sanitaria" di Obama (splendida per decine di milioni di americani) ritorna in bilico.
Poi la questione morale si insinua in ogni ambito, ad ogni livello, compresa quella gravissima della pedofilia del clero.
Per fortuna tante le voci sincere di sdegno anche tra i cattolici, le contestazioni al metodo rivolte alle gerarchie, le sollecitazioni a cambiare. Eppure tutto questo soltanto, lascia un vuoto, l'amarezza di un'omissione.
E' importante contestare con fermezza, parlare e agire perché questa Chiesa malata si rinnovi; però non cessiamo, pure con sofferenza, di amarla perché comunque appartiene al Signore: quando era a tavola qualcuno ha messo con Lui "la mano nel piatto" e lo ha tradito. Gesù l'ha fondata e, conoscendo da prima tutto questo, l'ha affidata all'uomo e l'ha amata , e la ama.
Aiutando la Chiesa a "guarire", può accadere di sentire un richiamo, "chiusa la porta della sua stanza", a fare i conti, ciascuno per , con la responsabilità personale e comune della propria appartenenza al Polpolo di Dio.
Primavera in ritardo quest'anno, c'è bisogno di cielo azzurro, di brezza leggera e tiepida per un nuovo respiro. Verrà.

giovedì 25 marzo 2010

Convivere con il tempo (14° di Quaderno di Lavoro)

Il mondo attorno a noi va in fretta. Fitti gli impegni; la produzione, i trasporti, la comunicazione, tutto sempre più rapido e incalzante... una frenesia, ora obbligata ora ambita, ci avvicina a tante cose e ci preclude l'essenziale. Questo ininterrotto rincorrere è assillante, tende a renderci estranei alla vita nella sua profonda dimensione spirituale, condiziona il rapporto con noi stessi e con gli altri.
Forse la domanda appropriata può essere: " A che velocità viviamo ?". Una frase ad effetto che mi pare ritrarre compiutamente lo spaesamento del fare e dell'essere nell'uomo di oggi. L'ho ascoltata da un compositore poco più che trentenne mentre raccontava di sé, paralizzato dal bacino in giù a causa di un incidente: la sua compagna perduta, l'importanza per lui della musica, "l'inferno del suo stato". "A che velocità viviamo ?", quale il significato della vita, come conoscerci dentro, noi stessi, gli altri?
Per il malato a volte il tempo sembra fermo, brevi gli anni e i mesi alle spalle, le settimane lente, la notte, i minuti infiniti; oppure accade che viva l'esperienza opposta, il precipitare del tempo e degli eventi, si accavallano timori, emozioni violente.
Ma qualunque sia la sua situazione, il malato con la sua stessa presenza si impone al mio modo di vivere, la sua stessa precarietà è autorevole e sembra dirmi " Fermati, ascoltati! ". Certo, "Ascoltati", se non so ascoltarmi come posso ascoltare gli altri? Accanto al letto del mio malato il tempo riacquista il suo naturale scandire, il ritmo si fa a misura d'uomo e modula lo stile dell'approccio e della conversazione. Ho bisogno di vivere il tempo nel suo battito immutabile, mentre tutto cambia e si compie.
Durante l'ascolto, il colloquio o il silenzio, mi accorgo che il malato modifica la mia vita, perché sostare non è tempo perso, è piuttosto occasione di ripensamento, comprensione più approfondita, scelta; è maturità. L'accompagnamento mi cambia e nasce in me la riconoscenza verso il malato.
Non è l'elogio della lentezza, è lo stupore di fronte alla nostra vita travolta in una corsa innaturale, che isola, e a volte rende assenti dalle realtà più vere e più belle.

domenica 21 marzo 2010

La collaborazione Infermiere - Volontario (Luca) (13° di Quaderno di Lavoro)

E-mail testo integrale per il Quaderno di lavoro: "Post scriptum del volontario Luca"

Caro Luigi,

ho letto la tua nota sulla collaborazione infermiere - volontario, e mi pare che metta bene a fuoco le specificità delle due parti.

Mi pare anche opportuno aver ricordato che il volontario, per la formazione che ha ricevuto,conosce perfettamente il limite che gli compete, e quindi evita con la massima cura considerazioni su terapie, sintomi, tempi, previsioni ecc.., che sono di competenza soltanto del personale curante.

Chiarito così ciò che ci distingue, vorrei portare testimonianza di ciò che ci unisce: il sentimento verso il malato. Vorrei ricordare i numerosi casi in cui, nelle parole scambiate col personale infermieristico, ha trovato posto la simpatia umana verso quel tale tipo di persona che assistevamo insieme; e di questa comunanza di sentimento vorrei dare, agli amici infermieri, un ringraziamento di cuore.

giovedì 18 marzo 2010

Comunione mistica con Dio

Le ultime parole dell'Itinerarium di San Bonaventura rispondono alla domanda come si possa raggiungere la comunione mistica con Dio.

" Se ora brami sapere come ciò avvenga,

- interroga la grazia, non la dottrina;

- il desiderio, non l'intelletto;

- il gemito della preghiera, non lo studio della lettera;

- lo sposo, non il maestro;

- Dio, non l'uomo;

- la caligine, non la chiarezza;

- non la luce, ma il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio con le forti unzioni e gli ardentissimi affetti...

- Entriamo dunque nella caligine, tacitiamo gli affanni, le passioni e i fantasmi; passiamo con Cristo crocifisso da questo mondo al Padre, affinché, dopo averlo visto, diciamo con Filippo, ciò mi basta (ibid.,VII,6)

da:Itinerario della mente in Dio, Prologo, 2, in Opere di San Bonaventura. Opuscoli teologici / 1, Roma 1993, pag. 499.