domenica 31 maggio 2015

Una bimba sconosciuta

    Parlavano di parenti, questioni familiari, compiaciuti e a tratti quasi stupiti del loro stesso dire e ascoltare.

     Uno racconta all'altro di una bambina, racconta le parole che ha rivolto alla mamma, e ne mima i gesti infantili.

     La prossima fermata é la mia, uno sguardo quasi di simpatia a quei due, anche un po' dispiaciuto ma non é solo curiosità. Mi allontano.

     Dispiaciuto sì, ma almeno quelle parole non mi sono sfuggite, subito le ho fermate e me le ritrovo ora nei miei appunti.
       
                             -Queste sono le mie mani,
                             -questa é la mia testa,
                             -i miei piedi, le gambe,
                             -questo il mio petto, la mia voce...

                             -ma io dove sono ?

       Il silenzio, lo sguardo, la mano che sfiora il volto, i capelli, a volte é l'attimo che spiga la vita. Penso alla mamma, le avrà dato la risposta più bella.

       Ma in qualche modo sento che la domanda riguarda anche me, se non altro, penso, potrebbe appartenere anche a un'altra bambina che non ha la mamma.  Però potrebbe incontrare "un nonno sconosciuto", che le può sorridere e quasi per gioco, dirle:

Prova, ripeti con me
                        
-Queste mani sono io                       queste mani sono io  
-questa mia testa sono io                 questa mia testa...
-i miei piedi, le gambe sono io        i miei....        
-il mio petto, la mia voce sono io    il mio..
-tutto il mio corpo sono io               tutto il..       

        Mi hai chiesto dove sei? Ecco, tutto il tuo corpo é il "luogo" dove tu sei, dunque tu sei il tuo corpo ma non solo, altro e altro ancora tu sei..

-il mio modo di sorridere o di essere triste, di parlare o di tacere, sono io.
-la mia paura e la mia gioia, le mie speranze e i miei sogni, sono io.
-il modo di stare con le compagne, a scuola, in famiglia, sono io. 
-quando scelgo un colore per dipingere, la canzone che mi piace ascoltare, quando penso di fare amicizia con qualcuno,....sono io che penso, io che scelgo, sono io che decido...  

        Splendida la tua domanda, grazie. Con il tempo e l'età verrà ancora a trovarti, nuova ogni volta e anche allora sarà splendida, da non disperdere. Se vuoi scrivila anche tu su un foglio... la ritroverai nei tuoi appunti e sarà sempre una domanda amica.  

         Cara bambina non ci siamo mai conosciuti eppure é già ora di salutarci. Sento che tra noi é nata amicizia e sono felice. Ti ringrazio e ti ammiro.


Mi. 01-06-2015  


                                                        

sabato 9 maggio 2015

Può capitare



    
   
  Oggi mi hanno rubato il borsello. La biro che scrive sottile, i vecchi occhiali da lettura, l'e-book regalo dei miei figli.

      "...un furtarello insomma, in fondo le solite cose..". Tanto o poco, io ci andrei piano, é questione di possibilità personali e di punti di vista, ma non é questo l'aspetto che ora mi preme.

     La sorpresa, quando me ne rendo conto, é proprio la mia prima reazione: quegli oggetti mi appartengono oltre il possesso. E' vero, le solite cose, ma mi hanno accompagnato nel quotidiano, hanno fatto parte di un tratto della mia storia e mi stupisce l'affetto, l'amore in cui entrano a far parte le cose, la gioia che mi offrono nel loro utilizzo.

     Per esattezza l'e-book l'avevo da sei mesi, ma era già nata un'amicizia per via dei libri che conteneva, per la disponibilità a tutto tempo e la chiarezza della stampa.

     E ho pensato naturalmente al ladro. Avrà un volto, la sua storia....problemi più grandi di me, comunque un "lavoro" sbagliato.......questa volta poi, per il ladro, forse un "reddito" vicino allo zero.

lunedì 30 marzo 2015

Quaresima 2015




   Scorro lentamente le notizie su facebook. Noto una foto piccola tra le altre che illustrano  la distribuzione di viveri. E' un bambino solo, pelle bruna, magro, a dorso nudo (forse 11 anni), le braccia alzate; anche lui, penso, nell'atto di richiedere aiuti. Clicco.

   Le braccia si muovono ma la scena é tutt'altro, mi prende il respiro, la foto si allarga. Non voglio inserire la voce, mi basta ciò che vedo. Si svolge nello spazio ristretto di un locale, forse un bagno, non finestre né arredi.

   Braccia alzate si muovono a parare colpi di bastone che una bambina più piccola (pelle chiara) gli assesta. L'azione si ferma, la bambina gli fa segno di tenere le braccia abbassate ferme lungo il corpo. Lo sguardo fisso del bambino. Riprende a bastonare, braccia che accennano un movimento. Tutto é fermo di nuovo, di nuovo il bambino ascolta. E' in posizione di attenti, come può, ma il bastone é irrequieto, si muove...

   Braccia esili si agitano nemiche, una smorfia a ogni colpo, il bastone colpisce ovunque, e mi sento inchiodato ogni volta. La bambina ripresa di schiena, così tremendamente bambina. Fuori campo, invisibile, un adulto riprende.

   No ! interrompo ! Una sosta di attesa, il tempo che mi si calmi il respiro. Ma non torno, non tornerò alle immagini.

   La fragilità, l'innocenza violata. A undici anni non si sa dire il perché, vittima l'uno della violenza l'altra di un odio instillato.

   Veramente quel bambino é il Crocifisso del mio tempo, scene di Passione del 2015; nel mondo donne e uomini stanno fuggendo dall'odio e dalla guerra. Mi sento coinvolto, vorrei fermare e ricomporre tutti nella pace.

   Ogni Crocifissione é incomprensibile, incredibile che si ripeta oggi.  

   E incomprensibile resta anche la presenza di Gesù oggi, il suo Silenzio e la sua Promessa, come allora sul Calvario.

   Signore "Credo, ma aumenta la mia Fede" ( Marco 9,24)


mercoledì 25 febbraio 2015

.Un prete di campagna...





     racconta una storiella:



   Un ortolano del paese ritorna a casa dalla Messa
  e la moglie, rimasta a casa, gli chiede che cosa abbia
detto il prete.  L'uomo si confonde, non sa riferire.

 " Che cosa ci vai a fare ?",  protesta la donna " se
hai già dimenticato nei quattro passi dalla chiesa a casa".
L'uomo si gratta la testa, ci pensa su e risponde: "E' 
come quando lavo l'insalata. Se mi chiedi dove è  finita
l'acqua non lo so, ma l'insalata é pulita".

=.=.=.


( il prete )...."  pensavo, se ci succede, alla fine della 
Quaresima, magari anche di non ricordare le parole dei
 preti, ma di essere un po' tutti lavati, lavati dalla parola
di Dio, che grazia sarebbe !"



 





                                              




sabato 31 gennaio 2015

Il giornalino dell'Opera Cardinal Ferrari

"  Insieme attorno al tavolo.."


   Non so se sia pregare oppure no, l'intenzione é accostare il Vangelo alla quotidianità della nostra vita. E tentiamo pure di "scoprirlo" il Vangelo, a volte una novità piccola é una sorpresa, il tassello che qualcuno attendeva.

   Non vuole essere una scuola, né iscrizioni né voti e neppure essere il vecchio "catechismo", a domanda risposta sigillata.

  Leggiamo il Vangelo della domenica successiva al nostro incontro, poi chi vuole condivide il proprio pensiero, pone domande; tutti insieme ascoltiamo e ti accorgi che le parole e lo stesso ascoltare degli altri ti appartengono. Don Antonio é presente, con affetto fa sponda alla nostra impreparazione, misura i suoi interventi.

   Ritrovarsi insieme. Il pensiero va alla preghiera che Gesù ci ha insegnato, i verbi, le parole al plurale. E chi direbbe: " dammi oggi il mio pane quotidiano e rimetti a me i miei debiti come io...." ?

   Ognuno ha bisogno degli altri.

  Si legge, si ascolta,........e può accadere che una frase o una parola soltanto, magari filtrata dall'amico qui attorno al tavolo, senza rumore, senza che tu te ne accorga scivoli nella tua vita. E la illumini.

   Un cordiale saluto dal nostro piccolo gruppo


OGNI  MERCOLEDI'  alle 15,15  in Via Boeri,3        Se vuoi.

lunedì 26 gennaio 2015

S. Ignazio di Loiola



Prendi Signore e ricevi

tutta la mia libertà

la mia memoria

la mia intelligenza

e tutta la mia volontà,

tutto ciò che ho e possiedo,

 Tu me lo hai dato

a Te Signore lo ridono;

tutto é tuo

di tutto disponi secondo ogni tua volontà

dammi il tuo amore e la tua grazia

questo mi basta



          Scritta con l'incertezza della mano sul muro di una cappella, l'ho letta e copiata. Mi coinvolge, mi riguarda ancora.

              Un genere di preghiera abbastanza diffuso, tuttavia colpisce l'irruenza nel modo di offrirsi "...Prendi  Signore  e  ricevi..", é l'impazienza dell'amore, e ancora, quell'affidarsi apparentemente semplice ma così totale e attivo.

              Su un punto insolito vorrei soffermarmi con te: l'offerta della memoria

              Non memoria di chi vive distratto, piuttosto di chi si intrattiene anche col proprio passato, di luci e di ombre, nel quale ognuno può essersi ritrovato.

              Forse Ignazio sente il bisogno di una disciplina della memoria.

              Non so se anche tu sei di quest'avviso: tutto quello che sono stato coincide oggi con me, con quello che sono. Offrire la memoria é dunque mettermi tutto in discussione, decidere di ascoltare quali ricordi il Signore sceglie per me, forse accantonarne altri, e riaccompagnare in me il mio passato con lo sguardo nuovo della pace. Della fiducia verso il futuro.

              

           


 

domenica 18 gennaio 2015

INCONTRO CON GLI AMICI

Cara Lucia, (*)
                 ti avevo chiesto di poter partecipare a una riunione del gruppo volontari domiciliari e ricordo che al tuo tradizionale "perché" non ho dato soddisfazione.........Trovo ragionevole ora motivare la mia domanda a tutti gli interessati....ti allego non una lettera ,ma solo appunti in disordine, nella speranza tu li possa recapitare agli amici prima dell'incontro.      .......

(*) psicologa Lilt


                                    INCONTRO  CON  GLI  AMICI
                                   (  solo  appunti  non  riordinati  )

-. Chiedo a Lucia di poter partecipare ad una riunione del gruppo volontari domiciliari.
-. " Perché ?" - la risposta è complessa.

-. Non ho intenzione di riprendere le visite (appare evidente).
-. Da anni ho lasciato il volontariato attivo. Questione di limiti, di attenzione a ciò che non sono più in grado di fare bene.

-. La decisione di smettere é importante, l'ho maturata nel tempo. Quando decidi non pensi solo a te, pensi anche agli altri, a quelli che lasci e lascerai. Non importa se questo rapporto di dono reciproco é durato poco o tanto, abbandonarlo mi ha cambiato la vita. Una decisione che chiede impegno, sforzo di obiettività, se puoi devi arrivare a dare un saluto di pace, magari sofferto, di accettazione..e di fiducia.  Allora te ne vai e non lasci nessuno.

-. Senza più attività rimane tuttavia l'interesse ad occuparmi degli altri, a tutto ciò che accade nel mondo, a ciò che mi circonda, tra noi é naturale il pensiero ai malati, alle loro famiglie.

-. Nonostante l'assenza dal contesto operativo, mi sento accanto spiritualmente a chi soffre per la malattia o per l'umiliazione della sua situazione economica. "Spiritualmente" non significa affievolire la concretezza o la sincerità che si vive nell'animo, al contrario permette un dono più completo di sé, penso a qualcosa che ognuno di noi sperimenta (o ha sperimentato).

-. Le nostre psicologhe ci hanno insegnato i differenti linguaggi con cui i malati possono esprimersi, lo sguardo, la postura, il silenzio....Penso si possa aggiungerne un altro, questa volta però del volontario: il linguaggio spirituale sommerso, di cui poco si parla. Intendo ciò che ognuno custodisce interiormente, che più preme per sè nella propria vita, che vorrebbe comunicare e non dice. Non lo diciamo forse per discrezione, forse non sappiamo come esprimerlo, eppure in chi ci ascolta qualcosa cambia.

-. Potremmo chiamarlo " il linguaggio delle parole taciute " che spontaneamente fanno breccia e sono l'essenziale, ciò che resta concretamente del nostro esserci, in qualunque argomento ci si impegni. Le parole taciute, a volte con sofferenza, lasciano un'impronta: può accadere che il silenzio dica di più. Penso al linguaggio della grande speranza, del bene che vorresti dire al malato, del bisogno che abbiamo alla fine di sorridere e di essere felici insieme.

-. Pensieri, esperienze che ancora mi aiutano a stare loro accanto nella concretezza della situazione e nell'afflato spirituale, che personalmente non separo dalla preghiera.


-. Allora ecco la risposta a Lucia:  chiedo agli amici di parlarmi dei malati, dei malati poveri nella vita di oggi fra le mille pieghe dei mutamenti sociali, culturali...delle nuove difficoltà che voi incontrate nell'offrire accoglienza e nell'essere accolti.

                                                                                                  A presto                     Luigi