domenica 23 marzo 2014

Lettera a Paul Gondreau

(vedi post precedente)


A " vinonuovo.it "

     Scrivo fuori tempo,  mi riferisco alla vostra pubblicazione in data 03 aprile 2013.
     Vorrei inviare questa lettera direttamente a Paul Gondreau ma non ne conosco l'indirizzo,   spero che per vostro tramite la possa ricevere. Grazie.


Lettera a Paul Gondreau



     Ho una famiglia numerosa e non ho mai conosciuto nella mia vita il dolore di chi ha un figlio diversamente abile.

     La lettura della tua riflessione  ora mi permette di immaginare la tua quotidianità e quanto può mutare l'animo di chi cammina con fede mentre porta la croce. Immaginare, perciò un'idea soltanto abbozzata , senza  presunzione di aver "compreso" l'intima sofferenza che vivi in ogni atto concreto di dedizione al figlio, e tanto meno aver compreso "come si ama", che il Signore segretamente ti confida in Domenico.

     Le tue parole mi chiedono silenzio, riflessione, e quanto hai scritto in me diventa preghiera.

     Una cosa ancora ho da dirti: vi voglio bene, a tutti, a te, a Domenico, a sua madre, a quanti vivono la vostra esperienza.

    Ho 81 anni e non è inutile né troppo tardi per me imparare "come si ama".

                                                                                     Grazie. Ti abbraccio

                                                                                                                       Luigi


sabato 15 marzo 2014

..una donna in Piazza, ... forse ha dato la risposta migliore



     Ha commosso tutti questo abbraccio di Papa Francesco a un bambino affetto da paralisi cerebrale, cercato tra la folla di piazza S. Pietro. Dominic si chiama quel bambino. E ieri ( 3 aprile 2013 ), suo padre - che si chiama Paul Gondreau, ed è un docente di teologia statunitense - ha proposto una riflessione sull'abbraccio tra il Papa e suo figlio pubblicata sul sito Catholic Moral Theology .

     Ne riporto alcuni stralci ( da vinonuovo.it  )


     ...L'abbraccio è arrivato quando  (il Papa), mentre percorreva la Piazza con la papamobile dopo la Messa, in mezzo a 250 mila persone, ha visto mio figlio. Questo momento di tenerezza,..ha commosso non solo la mia famiglia (eravamo tutti in lacrime), non solo quelli che erano vicini (molti dei quali piangevano con noi),...ma il mondo intero.

     Le immagini di questo abbraccio..nel pomeriggio di Pasqua erano già la foto di apertura del
 Drudge Report...,CNN.., Le Figaro..sul New York Post...solo per citarne alcuni.

     Tante volte è difficile provare a spiegare alle persone che non hanno figli diversamente abili che razza di sacrifici nascosti siano richiesti a ciascuno di noi ogni giorno. Riguardo poi a Dominic, lui ha già condiviso la Croce di Cristo molto più di quanto io abbia fatto finora durante tutta la mia vita, anche moltiplicandolo mille volte.

                             CHE SENSO HA TUTTO QUESTO, MI CHIEDO ?

     Per di più tendo spesso a vedere la mia relazione con lui da una parte sola. Lui soffre più di me, ma sono sempre io a dover aiutare lui. Che è poi il modo in cui la nostra cultura tende a guardare i disabili: come persone deboli, bisognose, che dipendono così tanto dagli altri e possono contribuire poco - se non niente - alla vita delle persone intorno a loro.

     L'abbraccio di Papa Francesco a mio figlio ha ribaltato completamente questa logica,...

     Perchè il mondo si è così commosso per le immagini di questo abbraccio? Una  donna in Piazza, commossa fino alle lacrime dall' abbraccio, forse ha dato la risposta migliore quando, poco dopo, ha detto a mia moglie:

           "LO SA ? SUO FIGLIO E' QUI  PER MOSTRARE ALLA GENTE COME SI AMA".

     Mostrare alla gente come si ama. Questa osservazione ha colpito mia moglie, è stata come una conferma venuta dal Cielo di ciò che lei da tempo sospettava....

     Ma come fa una persona disabile a mostrarci "come si fa ad amare" in un modo che solo una persona disabile è in grado di fare? ...nessuno condivide l'esperienza della croce in maniera più intima delle persone disabili.

-    Sì, io do tanto a mio figlio Dominic,
      ma lui mi da di più, molto di più.

-    Io lo aiuto ad alzarsi e a camminare,
     ma lui mi mostra come si ama.

-    Io lo nutro,
     ma lui mi mostra come si ama.

-    Io lo porto a fare fisioterapia,
     ma lui mi mostra come si ama.

-    Io tendo i suoi muscoli e gioco con lui,
     ma lui mi mostra come si ama.

-    Io lo sistemo e lo tolgo dalla sua sedia, lo porto in giro dappertutto,
     ma lui mi mostra come si ama.

-    Io perdo il mio tempo, così tanto tempo, per lui,
     ma lui mi mostra come si ama.


 Questa lezione, lo ripeto, confonde la sapienza del mondo. Il Diavolo mi confonde quando io, suo padre, così spesso non riesco a vedere la sua condizione per quello che è.

   Un'ultima cosa. L'abbraccio di Papa Francesco a mio figlio Dominic indica che non dobbiamo rinchiudere la vicinanza ai poveri espressa dal nuovo Pontefice....in categorie facili, puramente materiali (e solamente politiche). Il suo abbraccio pasquale a mio figlio si erge come una testimonianza del tipo di povertà che egli vuole adottare...nella frase.."Vorrei che l'annuncio della risurrezione di Cristo raggiungesse ogni casa e ogni famiglia, specialmente là dove la sofferenza è più grande..."

     Genitori dei figli disabili, alziamoci e troviamo ristoro e incoraggiamento in queste parole semplici ma così profonde.


     (vedi post seguente)

     

lunedì 24 febbraio 2014

Quaderno di Lavoro - STOP





     La copiatura è terminata.

     Durante il lavoro di trascrizione mi ha accompagnato un numero inatteso di visitatori, sorpresa che mi ha procurato molto piacere. I riscontri scritti sono pochi e mi restano particolar mente cari.

     Sono certo che da molti lettori avrei "ascoltato" più di quanto io non abbia scritto, ma comprendo la difficoltà psicologica a manifestare esperienze o considerazioni che forse hanno coinvolto ( a volte "sconvolto" ) il proprio vissuto e si vogliono custodire nel segreto del ricordo. Sofferenza e amore non sono però parole in antitesi e la porta della conversazione per aiutarci reciprocamente resta aperta.

     A tutti rivolgo il mio grazie sincero e l'augurio di bene.
                                                                                    
                                                                                                 Luigi Covini

giovedì 23 gennaio 2014

Il gioiello (82° di Quaderno di Lavoro)





     Con discrezione, quasi lo occulta, va oltre la professionalità che la distingue, o forse la previene, è qualcosa di stupendamente umano, di umile e grande.  Chiama i suoi volontari a farlo diventare vita, un'esperienza che appartiene ormai anche alla loro storia.

     Visito al domicilio i malati terminali in situazione di disagio economico e consegno il sussidio che la LILT riserva loro. Le prime volte l'atto del "consegnare" è imbarazzante, lo sguardo insiste sui soldi, la mano che si tende restia, poi il "grazie" di una persona non avvezza a ricevere, eppure consolata. Fosse possibile appaggiare quasi di nascosto la busta e andartene, invece la "conta" è necessaria, e anche la firma. Le volte successive si è già più in confidenza ed è già nato il piacere di incontrarsi. Il rapporto privo di commiserazioni, sensibile e deciso, convinto della pari dignità reciproca, stempera l'imbarazzo iniziale e apre anche al sorriso.
 
     Conosco il problema della 4° settimana, ma alcuni, famiglie o persone singole, si trovano in difficoltà giorno per giorno. La povertà economica esclude, è ansia continua, impotenza a decidere di fronte all'essenziale, è malattia nella malattia.

     Soltanto un sussidio mensile e qualche visita, in amicizia...La LILT è anche questo.

sabato 4 gennaio 2014

Verifica di un lungo periodo - L'addio alle cose nella quotidianità (Q di L. 81°)



(Segue da 80°)

     Il ritorno al presente è ritorno alla normalità delle cose, degli spazi e della relazione. Riscoprire che si è ancora padroni del proprio tempo dà slancio al malato non solo psicologicamente, è libertà spirituale e intellettuale di pensare e fare scelte consapevoli. Evito "strategie" studiate e tento di interessarlo a realtà personali vive, mentre ci parliamo, sincere e amiche.

     Posso ricordare a titolo di esempio che il malato prova grande consolazione nel sentirsi ringraziare, senza falsità, per la gioia di averlo conosciuto personalmente, pur dolendomi della causa che ci ha fatto incontrare. Sente di esistere, di essere importante per qualcuno, qualcuno lo stima e ne gioisce. Gli dico che mi piacerebbe intrattenermi con lui, che è interessante, i nostri colloqui ci permettono di abbordare ogni argomento, bello o triste che sia, sempre con la fiducia di poter parlare in libertà, di ascoltarci e risponderci con franchezza anche quando le opinioni divergono.

     Anche con i familiari del malato il colloquio può mettere in comune ciò che ognuno sente di importante nella vita, non escluso il bene e la simpatia, le difficoltà e la paura, e, per chi ha fede, la certezza che l'amore del Padre ci avvolge. Argomenti anche di altra natura e di ordine pratico aiutano il malato a ristabilire una presenza consapevole, purché li senta suoi e siano resi vivi mentre si sta insieme.

     " Scandire il presente nella condivisione del comune destino aiuta il malato a non sentirsi un'isola che muore alla vita, ma un anello nella catena degli uomini, una continuità vissuta anche attraversi i tempi degli altri.  " (autore n.n.)

     La quotidianità che a volte ci ha persino annoiato o dalla quale siamo forse fuggiti, improvvisamente ci appare cara, e ora può accogliere silenziosamente in sé stessa "il grande cambiamento", e il tempo presente e la normalità delle cose e il silenzio ci aiutano a portare pace.

     (Mc. 4,35-41. "...Verso sera disse loro "Passiamo all'altra riva...   perché siete così paurosi, non avete ancora fede?" )