venerdì 15 giugno 2012

Città di mare

    

          Giornata azzurra di rondini nella brezza che sale dal mare, appena qui sotto la Fontana Aretusa.

         C' è sempre gente in piazza Duomo ma quest'ora è di quiete, qualche turista dall'aria soddisfatta, il gelato, una persona ferma aggrappata al cellulare gesticola, un passo avanti, retrocede; se ne va.

          Alla mia sinistra il giallo dei limoni nel filare di alberi lungo il muro di cinta del seminario.

          A fianco la discesa alla Fontana: ecco la chiesa meravigliosa. Il frontale alto più del fabbricato che lo sostiene, la porzione elevata sovrasta come vela, immobile, non inutile, messo lì per farsi guardare. Tutto bianco nel candore della pietra scolpita, toccato di striscio dal sole. Luminosità tenue di tramonto, si risvegliano le ombre del marmo ricco di lavoro antico di arte, di fantasia, anche là in alto dove la "vela" culmina con due enormi buchi quadri: sono le finestre di cielo della Chiesa di Santa Lucia alle quaglie.

          Mute e insondabili. Linee nitide, immobili, racchiudono soltanto azzurro, intelligenza, bellezza, e impongono il loro bisogno di esistere, la loro lontananza e il loro silenzio, abitate da ciò che non si vede.

          Guardo il cielo così vasto sopra la piazza del Duomo e il cielo nelle finestre; colore uguale ma torno a quei varchi ..là il cielo è profondo sino a non finire. Quelle finestre, là in alto... non si chiudono mai, soltanto azzurro.

          Faticoso andarmene; mi avvio, rallento il passo. Mi volto.

          Ciao Siracusa, grazie. E grazie  Elena.

          Domani il ritorno. Sul muro della stanza che ci ospita, pennello fine, bella grafia in colore ocra
                      
                                     "  Sintii  lu  cantu  di  lu  rusignolu
                                                                ca  duci  spargìa  di  pratu  in  pratu  "

martedì 12 giugno 2012

Capisco che dovrei ripartire (57° di Q. di L.)






( segue da 56° )


          Poi un richiamo al Vangelo, Pietro che dice a Gesù "...allontanati da me perché sono peccatore ".   E' lunga questa frase, scava la vita nel profondo, anche per Pietro forse il desiderio di ripartire. Gesù lo ascolta, non modifica le sue parole, non lo rimprovera, non lo assolve, l'amore ha fretta di abbracciare e Gesù ci sorprende: lo accoglie così com'è, così come siamo, noi e le nostre cose, la barca vuota, e ci restituisce la fiducia che non sappiamo più ritrovare in noi stessi, perché Lui è la nostra fiducia..." E lo seguì ", senza sapere dove sarebbe andato. Irragionevole, solo per chi non sa che seguire Gesù è già essere arrivati.

          Questi pensieri mi sono usciti dall'animo, ma non so ora con quali parole, era un rimbalzare di espressioni e di sguardi. So che a tratti, nel parlarci e nell'ascoltarci, ci siamo ritrovati a godere insieme  dello stesso sorriso.

          Ci si doveva salutare, non sapevamo deciderci.  Ci siamo ringraziati, le mani che non volevano lasciarsi.

          Ciao Adriano, una carezza e un bacio.

venerdì 1 giugno 2012

Capisco che dovrei ripartire (56° di Q. di L.)

     


          Mi dice "Si, va bene" e lascia in sospeso un "ma", isolato, che non chiude. " Non è tanto la malattia, o forse sì, anche, ma è tutto l'insieme che non riesco a capire, stare in questo modo, perché tutto quanto mi sta intorno così, che cosa succede. "

          " Domande essenziali Adriano, difficili, una risposta soltanto razionale forse non c'è, e tuttavia potrebbe essere bello parlarne, ma apertamente, senza nascondersi come spesso avviene per discrezione, per non invadere la sfera privata dell'altro, e ci si blocca. Una riservatezza rispettosa, certo, che però ci priva del confronto e del sostegno di intrattenerci reciprocamente su situazioni che sono comuni. "

          Mi fissa serio; era altro lo sguardo quando ci siamo conosciuti; il sorriso costante, indecifrabile, dissuasore di ogni tentativo di fare breccia. Mi riprende, "No, invece dobbiamo parlarci, ascoltarci senza timore di offenderci. Parliamone." La voce è calma, la parola scandita.

          E' più che un invito. L'uomo, quando si vede sospinto al limite, se pone domande attende anche risposte; non eludenti, non intellettuali, non teorie; l'uomo ha bisogno di ascoltare l'uomo, la mia persona lì con lui, non tanto ciò che dirò, ma ciò che io sono nelle mie scelte definitive. Ho intuito tardi la domanda, sapessi farlo gli chiederei perdono. Sì prudenza, ma bisogna avere anche il coraggio di parlare, parlare quieti, con semplicità, per quello che si è e si crede, e ancora, non aver paura poi del proprio coraggio.

          Mi dice " Capisco che dovrei ripartire, ma non so da dove, da quale parte cominciare ".

          " No, perché ripartire, da dove e per dove? Adriano noi possiamo soltanto continuare ed è bello, è prezioso ciò che siamo, anche nella povertà della nostra persona, nel nostro essere qui adesso in questa stanza; nel nostro parlarci è presente tutta la nostra vita. C'è quello che siamo stati, i successi, le sconfitte, il meglio che vorremmo essere e che non sappiamo neppure immaginare; le relazioni con gli altri, gli abbracci e le incomprensioni e il ritrovarci ancora con tutti, nel cuore oggi nessuno è assente. "

          Poi un richiamo al Vangelo, ...
( continua )