lunedì 27 settembre 2010

C o p i a t u r a

Rileggo e mi addentro nel testo in un silenzio diverso da quello del tempo in cui l'ho scritto. E' altro anche l'ascolto, meno emozioni, la compiutezza circoscritta dell'episodio singolo si ripete, forme e modi diversi. Una umanità ormai assente, sconosciuta, soltanto a pochi la memoria di un volto, l'eco di una vita, di una relazione...un affetto, forse un sorriso. Tutto è finito eppure tutto è presente, tutto continua, c'è stupore, contemplazione. E' il nuovo ascolto.
Vorrei che i visitatori "anonimi" di questo blog spiassero tra le righe del Quaderno di Lavoro un costante afflato alla vita, anche se incontrano con frequenza parole pesanti come sofferenza, terminale, morte...inevitabili nello specifico di questo volontariato. Parole che non cancello e tuttavia non vorrei fossero causa di fraintendimento, di visione impropria dello spirito in cui ho tentato di muovermi trovandomi a tu per tu coi malati e con le loro famiglie.
Da qui nasce il mio desiderio di fare chiarezza e affermare in modo esplicito che il Quaderno di Lavoro è uno scritto dedicato alla vita.
La Morte è qualcosa di serio non di tragico, qualcosa di serio come lo è la Vita. Questa anzi è cosa "veramente seria", seria e importante indistintamente sino al suo esaurirsi. Persino nel quotidiano la ripetizione dell'ordinario è "cosa seria", anche quando sembra che nulla di importante o di eccezionale accada: ogni lembo di vissuto è tempo che modifica la vita, in esso diventiamo ciò che siamo.
Accanto al malato e al morente il volontario serba il suo amore e la sua attenzione alla persona viva, non alla morte.
Da "Servabo" di Luigi Pintor.
- "..(come la vecchiaia)... la malattia non essendo riconosciuta come forma della vita, diventa orribilmente dolorosa e incurabile."
Da "Lettere dal carcere" di L.Bonhoeffer.
- "Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita: e non solamente nel morire: nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza...La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo."