domenica 18 gennaio 2015

INCONTRO CON GLI AMICI

Cara Lucia, (*)
                 ti avevo chiesto di poter partecipare a una riunione del gruppo volontari domiciliari e ricordo che al tuo tradizionale "perché" non ho dato soddisfazione.........Trovo ragionevole ora motivare la mia domanda a tutti gli interessati....ti allego non una lettera ,ma solo appunti in disordine, nella speranza tu li possa recapitare agli amici prima dell'incontro.      .......

(*) psicologa Lilt


                                    INCONTRO  CON  GLI  AMICI
                                   (  solo  appunti  non  riordinati  )

-. Chiedo a Lucia di poter partecipare ad una riunione del gruppo volontari domiciliari.
-. " Perché ?" - la risposta è complessa.

-. Non ho intenzione di riprendere le visite (appare evidente).
-. Da anni ho lasciato il volontariato attivo. Questione di limiti, di attenzione a ciò che non sono più in grado di fare bene.

-. La decisione di smettere é importante, l'ho maturata nel tempo. Quando decidi non pensi solo a te, pensi anche agli altri, a quelli che lasci e lascerai. Non importa se questo rapporto di dono reciproco é durato poco o tanto, abbandonarlo mi ha cambiato la vita. Una decisione che chiede impegno, sforzo di obiettività, se puoi devi arrivare a dare un saluto di pace, magari sofferto, di accettazione..e di fiducia.  Allora te ne vai e non lasci nessuno.

-. Senza più attività rimane tuttavia l'interesse ad occuparmi degli altri, a tutto ciò che accade nel mondo, a ciò che mi circonda, tra noi é naturale il pensiero ai malati, alle loro famiglie.

-. Nonostante l'assenza dal contesto operativo, mi sento accanto spiritualmente a chi soffre per la malattia o per l'umiliazione della sua situazione economica. "Spiritualmente" non significa affievolire la concretezza o la sincerità che si vive nell'animo, al contrario permette un dono più completo di sé, penso a qualcosa che ognuno di noi sperimenta (o ha sperimentato).

-. Le nostre psicologhe ci hanno insegnato i differenti linguaggi con cui i malati possono esprimersi, lo sguardo, la postura, il silenzio....Penso si possa aggiungerne un altro, questa volta però del volontario: il linguaggio spirituale sommerso, di cui poco si parla. Intendo ciò che ognuno custodisce interiormente, che più preme per sè nella propria vita, che vorrebbe comunicare e non dice. Non lo diciamo forse per discrezione, forse non sappiamo come esprimerlo, eppure in chi ci ascolta qualcosa cambia.

-. Potremmo chiamarlo " il linguaggio delle parole taciute " che spontaneamente fanno breccia e sono l'essenziale, ciò che resta concretamente del nostro esserci, in qualunque argomento ci si impegni. Le parole taciute, a volte con sofferenza, lasciano un'impronta: può accadere che il silenzio dica di più. Penso al linguaggio della grande speranza, del bene che vorresti dire al malato, del bisogno che abbiamo alla fine di sorridere e di essere felici insieme.

-. Pensieri, esperienze che ancora mi aiutano a stare loro accanto nella concretezza della situazione e nell'afflato spirituale, che personalmente non separo dalla preghiera.


-. Allora ecco la risposta a Lucia:  chiedo agli amici di parlarmi dei malati, dei malati poveri nella vita di oggi fra le mille pieghe dei mutamenti sociali, culturali...delle nuove difficoltà che voi incontrate nell'offrire accoglienza e nell'essere accolti.

                                                                                                  A presto                     Luigi




Nessun commento:

Posta un commento