martedì 20 aprile 2010

La cappella ecumenica di BOSSEY (Ginevra)



Una linea orizzontale e una più lunga verticale, a piombo. Linee diritte, le croci dei campanili, degli altari.... a volte le vogliamo elaborate, questione di stile, gusto personale.

Nella cappella di Bossey appesi al muro due pali scortecciati, si direbbe raccolti "a caso" nei boschi vicini, inchiodati l'uno all'altro, per niente a piombo, nessuna simmetria.

I due bracci diseguali, il tratto verso il capo e quello del corpo, ognuno discontinuo nella forma, mai una linea diritta.

Ci si perde davanti a questa croce. Sconvolge, è silenzio.

Come è diversa dalle croci dei campanili, dalla parola "croce" che pronunciamo nelle nostre preghiere: la pensiamo già accolta, ordinata nelle forme, nelle proporzioni, che abbia almeno una dignità,....poi di colpo eccola che ti parla dal muro: ogni tratto di quei legni è mistero, incomprensibile, non sai come raccapezzarti, come è possibile,..con sforzo risali a Chi c'è stato, e non puoi non pregare.

Questa croce sorprende in ogni suo tratto, come quella che viene data a ciascuno, e a ciascuno resta accanto il Signore, insieme e invisibile lungo tutto il cammino.

Non vi è croce uguale all'altra, ognuna un pezzetto di croce della cappella di Bossey, eppure tutte si unificano nell'Unica. E non solo nella croce, ancor prima nella preghiera di ogni confessione e nella consapevolezza di un Dio che ci ama. Tutti.




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