sabato 30 marzo 2013

Gli elogi (Q. di L. 69°)




       Segue 68°
      
       " ..., il prossimo turno".


       Non voglio banalizzarle queste lodi né ascoltarle con superficialità.

       Per il malato terminale la possibilità di manifestare la sua approvazione può assumere anche un aspetto liberatorio, l'occasione di confidare l'esperienza positiva inattesa che l'ha stupito: qualcuno si interessa a lui, gli vuole bene liberamente, con simpatia, gli dedica tempo, nessun contratto, né obbligo, nessun compenso.

       Ma le  parole di un malato consapevole sono voce autorevole, e stimolano il volontario a maggior responsabilità. A mio  avviso queste parole sincere nascondono un bisogno, probabilmente più d'uno, esprimono l'esito del giudizio e insieme una richiesta di aiuto (..ti apprezzo, dunque "Non lasciarmi!..). Questa esigenza di manifestare gratitudine pone interrogativi, mi sollecita a verificare se sono attento alla sensibilità della persona in una società che cambia tanto velocemente, mi chiede se sono fedele alle finalità che mi ero proposto, con quale animo vivo oggi l' "accompagnamento".

       Mi imbarazzano le lodi, accenno a un assenso di comprensione, ma le parole pesano, affettuose eppure quasi amare. Capisci che le vuoi bene, ed è bellissimo vederla sorridere fosse soltanto un attimo. La ascolti, incontri il suo sguardo, ma tieni a bada ciò che provi in te, sai che quel viso si spegnerà presto.

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