mercoledì 6 febbraio 2013

Il malato accenna alla fede cristiana (Q. di L. 66°)






       Vorrei contrastare la convinzione abbastanza diffusa di pensare il malato "verso la fine" come persona ormai inerme, non più in grado di ragionare validamente e decidere. L'espressione " Ormai non c'è più niente da fare", può esprimere l'atteggiamento anche inconsapevole, di un abbandono precoce, nulla può più accadere di nuovo nella vita del malato, anche Dio tace , unica la morte viene e tutto livella. Forse non ci si rende conto che ci troviamo davanti una persona viva che abbiamo già abbandonato, è viva e insieme non lo è più. Ma questo probabilmente dipende soltanto dall'errore di valutazione di chi non conosce quanto siano importanti e densi di vita i momenti verso la fine. Può accadere di incontrare una vivacità intellettuale e spirituale inattese, una fede e una testimonianza che il volontario ascolta attentamente per cogliere l'approccio personale con cui il malato vive la sua fede, quali sono i suoi riferimenti, la sensibilità, l'esperienza, la preghiera. Anche il malato "verso la fine" può vivere angosce, conflitti, dubbi, desideri, ripensamenti ed è ancora capace di libertà e di scelta. Sta compiendo un cammino mai progettato e si trova prossimo a un passaggio che dovrà accettare. La mente e l'animo, pur non ancora separati dalle persone e dalle cose, poco alla volta si rivolgono a Dio soltanto: la vita e la morte che ora il malato sta vivendo sono dentro l'amore con cui Dio la ha pensato da sempre.
       Una testimonianza vissuta sul filo della vita e della morte possiamo leggerla nelle pagine del libro "Il sergente nella neve" in cui l'autore descrive la ritirata di Russia nell'ultimo conlitto, e suppone vicina la sua fine. Stremato, in un procedere ormai quasi per inerzia, il passo che affonda nella steppa bianca, Rigoni Stern con le forze che gli restano ripete a cadenza, senza interruzione, le sole parole  "....Adesso e nell'ora della nostra morte,....adesso e nell'ora della nostra morte,,,,,adesso e nell'ora della nostra morte,....adesso..e nell'ora.." Il pensiero è rivolto a Dio, implorato nella sensibilità mariana del Sergente; è l'affidarsi a Dio che lo accompagna nel tempo incerto dell'ultimo tratto di marcia verso la "Patria".  (..La mente e l'animo, pur non ancora separati dalle persone e dalle cose, poco alla volta si rivolgono a Dio soltanto..)

Le parole del malato..( segue al 67°)

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