venerdì 15 ottobre 2010

Domanda inattesa

E mi chiedi come mai, dopo anni di attività, mi occupo ancora dei malati terminali? Precisiamo innanzi tutto che il mio impegno si è molto ridimensionato in ragione dell'autonomia che l'età mi concede.

La domanda è antica, ho azzardato risposte in successione di tempo e di esperienza, spesso con nuovi spunti, eppure tutte sono rimaste incompiute. In ognuna un po' di verità, ma rimaneva spazio da colmare.

Sorge spontaneo l'interesse a comprendere il "perché" di certe decisioni prima che ti accinga ad attuarle, tuttavia vi sono circostanze e avvenimenti che ne consentono l'incontro profondo soltanto a patto di viverli, di averli vissuti e custoditi nell'intimo dell'ascolto segreto. Comprensione sempre limitata si intende, perché gioia e dolore, vita e morte rimangono il mistero che sono.

La tua domanda mi accompagna dall'inizio del mio volontariato come indicazione di un sentiero, alla ricerca di ciò che già desideravo senza conoscerlo; poi, durante il cammino è avvenuto tra il sentiero e me una specie di identificazione, io che passo dopo passo incontro le novità del tragitto, e il sentiero che ha senso soltanto se qualcuno lo percorre, se io lo frequento, se cammino e mi soffermo stupito.

Oggi mi sembra più semplice di allora risponderti: "perché amo la vita", parole sciupate in mille rivoli dirai, divenute banali, ma non nel loro contenuto, esse esigono una verifica di significato. E' incantevole pensare che la vita è meravigliosa (e spesso lo è), ma non posso ignorare la sofferenza, la malattia, il tempo che chiude.

- "perché amo la vita", in queste parole può trovare soddisfazione la domanda che mi hai posto all'inizio, però rispondi prima a quest'altra:

"Come pensi, come ti coinvolgono l'amore e la vita, ogni forma,ogni tempo della vita.?"

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