domenica 17 ottobre 2010

Il segreto (21° di Q. di L.)

Lungo i giorni dell'accompagnamento il malato può sentire il bisogno di confidarsi: non vuole rivivere nella solitudine la fatica della sua storia, è un moto spontaneo che gli procura grande sollievo, una liberazione, soprattutto quando, nonostante le persone vicine, è solo a conoscere nel riserbo il suo passato.

Confida le parole intime della sua vita, procede con cautela, a intervalli. Una parola e un attimo lungo di sosta muta, di ascolto del tuo silenzio e del tuo volto, gli interessa sapere chi sei, se lo capisci, perché stai a sentirlo, se lo giudichi o se gli vuoi bene; sapere se stai facendo con lui la sua strada...se è sicuro con te. Allora l'animo si libera, a volte fino a commuoversi e fino alla quiete.

E' la gioia reciproca di una nuova amicizia, la sensazione di essere più liberi, e il malato può dirti "E' come se ci fossimo conosciuti da sempre". Un uomo ti ha aperto la sua storia, conosci una sofferenza nascosta, un dolore incompreso, la sua speranza. Non tradire la riservatezza che si attendeva da te.

Nessun commento:

Posta un commento