martedì 2 novembre 2010

Una famiglia sul sentiero del tempo

Cecco da molti anni, Cecilia appena due mesi. Si sapeva ma il fatto irrompe, non chiede consenso, conduce in ogni suo svolgersi. Le stanze anonime del grande ospedale, lunghissimi i corridoi, i trasferimenti da un padiglione all'altro, le indagini di laboratorio divenute ormai insopportabili; le condizioni non solo fisiche incontrollate, eppure inatteso il riaffiorare breve ora del pensiero che comprende, ora della parola che commenta e chiede, che prega. E' scivolata via in un giorno e una notte. Sofferenza, sì, ma di lei nell'attesa dell'Incontro trattengo la leggerezza limpida dell'animo, la quiete intatta di chi si affida..."Nulla ti turbi.." .

In cielo avrà incontrato anche il nostro fratellino che hanno conosciuto mamma e papà soltanto, il primo di sei figli. Io sono l'ultimo.

Mariuccia è suora al "Cenacolo" di Torino, ogni tanto passa a Milano per i suoi impegni di apostolato, ci si vede, ci si racconta, si condivide.

Vicino,appena nella scala accanto alla mia abita Agostino, ora solo, e con lui capita con maggior frequenza un incontro, e parlare e coinvolgersi nel quotidiano. A volte tra noi, possono non collimare criteri, modalità o sensibilità personali di approccio a un problema o ad altra realtà, il tracciato della vita è diverso per ognuno, ma avere un fratello significa ricongiungersi nel ricordo concreto temporale del papà e della mamma nel loro stesso essere così come sono vissuti, come sono ancora ai nostri occhi, nella memoria; essi ci hanno lasciato unità nella visione di fondo sull'uomo e sul mondo...e sul tempo di Dio.

Tutto questo è bellissimo, sono contento di avere un fratello, proprio il fratello che ho (non metto in disparte Mariuccia ....ma non abita nella scala accanto).

Ieri a metà pomeriggio sono andato nella chiesa della mia parrocchia. Chiesa vuota, silenziosa. Nel corridoio centrale qualche passo e mi siedo su una panca. Qualcuno entra, forse si è fermato, poi passi discreti fino a dove mi trovo. "Ago ! qua !" e con la mano picchietto la panca.

E' bello. Due vecchi vicini e il lumino rosso all'altare nella chiesa vuota, in silenzio pochi minuti; poi, sempre seduti a scambiarci qualche parola.

Usciamo insieme, facciamo spesa all'Esselunga.

2 commenti:

  1. E' strano: ho due fratelli e una sorella, ma ho anche tre figli, tre fratelli fra di loro. Mi sorprendo a sentire come le parole di Luigi mi risuonino diverse a seconda del punto di vista in cui le guardo: da sorella o da madre di fratelli.
    Da sorella: non potrei essere più che d'accordo. I nostri genitori ci hanno lasciato unità nella visione del tutto ed in qualche modo sento che fra noi fratelli questa unità risuona aldilà delle divergenze di ognuno.
    Da madre di tre fratelli: c'è qualcosa che non scivola via in maniera proprio così liscia! I genitori danno qualcosa, anzi generalmente danno il meglio per loro che può anche non coincidere con il Meglio in assoluto, ma solo col meglio che in quel momento, loro, possono dare. E magari può anche essere unità di visione, ma poi sono i figli che hanno la possibilità di scegliere e saranno i fratelli a viverla fra loro o a intraprendere altro. E questa scelta implica un si, ma anche un no. E in questa scelta sta la grande libertà che ognuno di noi ha e sta anche lo sgravarsi, da parte dei genitori, di tensioni o di sensi di colpa verso i figli per qualsiasi strada percorrano: quella è la LORO. E sapete cosa vi dico? che va bene così. In primo luogo per il semplice fatto brutale che non potremmo fare nulla per cambiarlo visto che ognuno è padrone delle proprie azioni ed in secondo luogo perchè chi lo dice che il meglio per noi genitori è anche il meglio per i figli e poi sarà il meglio per i fratelli? Grazie al cielo ci sono infinite strade....possibili!!!!

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  2. Qualche problema col computer...e rispondo con molto ritardo. Innanzi tutto grazie della visita, offri riflessioni interessanti che mi trovano però impreparato. Ho scritto..sentivo il bisogno di ascoltare ancora, di fissare in me un ricordo caro, importante, e il bisogno di dire il luogo in cui mi sono ritrovato dopo questo viaggio. Questo soltanto,ma unito a tutti, più vicino a ciascuno. Grazie ancora Chiara, con affetto papà.

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