sabato 19 febbraio 2011

RICORDARE

Il verbo l'ho voluto all'infinito, mi pare esprima meglio i suoi mille volti: di liberazione e di rimpianto, di un vestito lussuoso e una giacca rappezzata, di un bambino solo, di una spiaggia e un mare scintillanti, di occhi che sorridono e che piangono, di rifiuto e di accoglienza,...e poi..."infinito" è parola che ogni volta mi impone stupore. Non c'è orizzonte, nulla inizia o finisce, non so di luce, di buio o di tempo, non un riferimento, una presenza. "Infinito", idea quasi sensazione che ho dentro, che non approda però alla comprensione come le altre idee delle cose, delle persone o di concetti pur indefiniti, il bello, la musica,...è altro. Eppure mi è sufficiente l'idea per accorgermi che i ricordi della vita sono anche "brevi ricordi di infinito".

Non so rivedere tutto il mio passato, soltanto alcuni attimi o "tempi" della mia esperienza si sono fissati in me. Come l'immagine di una fotografia il ricordo mi riporta a quell'istante fermato, rimasto unico, immodificabile. Impossibile replicarne il vissuto, sarebbe comunque un atto nuovo.

Mi è capitato di ascoltare i ricordi degli altri. A volte mi sono raffigurato un luogo indefinito, scaffali stipati di pacchi e scatole. Un uomo va, gira attorno lo sguardo, punta una direzione, afferra e si allontana; poi siede, ne soffia la polvere, scoperchia o spacchetta,....racconta. Terminato, riavvolge o ricopre, torna sui suoi passi e ripone. Il posto è sempre là, nulla si è perso, nulla si è aggiunto.

E qui nascono a mio avviso una domanda e il tentativo di una riflessione:
" Ha senso essere semplici custodi del passato ?"

Ricordare è importante nel vissuto di ognuno, chiede ascolto attento di sé, ascolto e rispetto affettuoso per la persona che racconta. Ma chi può essere certo che "nulla si sia perso o aggiunto" nel pensiero e nel cuore dell'altro, stabilire che l'altro sia "semplice custode del passato"?

Nessuna cattedra, nessun giudizio, piuttosto una mano tesa se qualcuno è in affanno, forse in modo discreto e prudente si può stargli accanto, col silenzio o con parole sobrie, poche,non gravose.

Oltre la relazione con gli altri....

...il mio passato appartiene a tutto il mio essere, all'adesso del mio tempo, anche i ricordi mi costituiscono; li interrogo e li ridiscuto, rispettando le coordinate del tempo trascorso, e li raffronto con le novità del mondo, della mia vita che cambia nell'età "alta", incerta, eppure non senza futuro.

Se sa di non appartenenza come un ramo reciso, di inutilità, il "deposito dei ricordi" tende a intristirsi, anche i ricordi belli appassiscono, ma se il passato è parte di me allora è tempo vivo, e il ricordo aggiunge qualcosa al "breve infinito" del mio quotidiano. Vorrei accadesse a tutti, aggiungere almeno un filo di speranza e di pace.

Colloquiare coi ricordi: scuola da frequentare tutta la vita, sempre da allievo.

1 commento: