lunedì 14 marzo 2011

Considerazioni sulla morte di un uomo ( 33° di Q. di L.)

Nei corsi di preparazione e negli incontri di supervisione ho ascoltato molte parole sul dolore e sulla morte. Poi il contatto coi malati. E' risultato subito chiaro che certi discorsi devono essere interiorizzati, scendere nell'intimo della riflessione: è necessario per me stesso e per poter accompagnare chi è vicino alla fine.

In queste righe voglio partecipare a chi legge, le riflessioni che via via ho maturato nel mio cammino di volontario, anche se la vastità dell'argomento mi dice in partenza quanto siano inadeguate. Si articolano in due ambiti distinti: le considerazioni sulla morte di un uomo prescindendo da ogni fede e ideologia (così spero di saper fare), e l'accompagnamento di un malato terminale vissuto dal volontario in un itinerario di Fede Cristiana.

Sono argomenti importanti e coinvolgenti e vorrei che la conversazione non assumesse toni cupi; è possibile pensare e parlare della morte con serenità e nella pace, anzi questo orientamento favorisce l'obiettività e la semplicità del discorso.

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