lunedì 14 marzo 2011

La morte di un uomo dal punto di vista naturale ( 34° di Q. di L. )

E' normale che la morte susciti apprensione, dolore, paura, perché costituisce un fatto unico nella quotidianità del vivere. A volte però questo disagio sconfina in un rifiuto incondizionato della morte, che ci porta a considerarla qualcosa che accade fuori della norma generale della vita, qualcosa di inammissibile, che mai dovrebbe verificarsi: si evita di parlarne. Ma è bene allontanare ostinatamente il pensiero della morte?

La notizia a volte è brutale: "Ha un tumore, è pieno di metastasi, non c'è più speranza" . Sono situazioni dolorose, spesso indecifrabili. Ma forse il problema di fondo non è solo il tumore. La morte pone domande cui non sempre sappiamo rispondere, e la risposta più comune, più semplice è quella del medico, cioè della scienza: spiega le alterazioni, le modificazioni avvenute nel corpo; le cellule, il cuore, "spiega dove si è guastato il motore"...ma è una risposta che elude il vero problema; la scienza non dice "perché comunque" l'uomo muore. Si intuisce che l'incidente, la malattia non sono la causa prima della morte, ma solo le cause contingenti che la vita incontra per la sua naturale necessità di terminare. Perché ogni vita deve terminare. E' comune l'espressione "dura tutta la vita", e forse il concetto di durata può venirci in aiuto. Tutto ciò che ha una durata ha un inizio e una fine.

( continua )

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