venerdì 6 maggio 2011

L'accompagnamento vissuto dal volontario in un itinerario di fede cristiana (segue- 38° di Q.di L.)

segue da n.37

E' possibile vivere un'esperienza di fede nelle tante situazioni che l'accompagnamento presenta? Certamente non una soltanto, non in un solo modo, per questo è auspicabile uno scambio di esperienze, un quaderno aperto alla concretezza, all'intelligenza e alla presenza del Signore. Da parte mia cerco innanzi tutto di restare fedele all'ispirazione che mi ha motivato a questa attività. E' sempre in agguato la tentazione di ridurre il volontariato a un attivismo che rischia di restare senz'anima se viene meno la dimensione spirituale. L'accesso al mondo del volontariato esige un tempo di riflessione. Sono molteplici e personali gli aspetti dell'indagine.

La domanda "Quale motivo ti spinge a questa attività?" mi è sempre presente, aggressiva e complessa. Perché? Per il malato, per me stesso; voglio "Fare del bene", è un ruolo che gratifica, per imparare un nuovo modo di amare, per imparare a morire, a sorridere, lo faccio per amore, e di chi? Ognuno dalla sua storia sa trarre una domanda nuova e ognuno, soltanto per , può tentare una risposta; però il tentativo va fatto. Col tempo si comprende che arrivare ad una risposta piena non è possibile, ma che si elabora un perché mai definitivo, che si completa con il passare dei giorni, o che potrebbe anche appassire e venir meno.

E' importante conferire al volontariato una proporzione corretta rispetto al contesto della propria vita, in modo di non alterare le priorità necessarie.

Il volontario non sceglie il malato, va dove è richiesta la sua presenza, nessun filtro, nessuna tessera di appartenenza, perciò può imbattersi in situazioni che non condivide. E' l'occasione in cui la fede viene messa alla prova per il rispetto assoluto che il volontario deve alla libertà, alla personalità del paziente e di chi gli sta vicino, ai valori in cui credono: tenta di non assumere posizioni critiche nei confronti di alcuno, anzi si dispone alla massima comprensione. Tenta, pur nel rapporto di affidabilità e tenerezza che lo lega al malato terminale, di tener fede alla propria identità.

Continua.

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