giovedì 2 giugno 2011

Voglia di ricominciare (42° di Q. di L.)

Settembre.

Dopo le ferie la voglia di ricominciare. Prima però una pausa di riflessione, un momento di ascolto del Gruppo, per rinsaldare la coesione tra noi, l amicizia.

Tutti siamo volontari da anni e forse ci sfiora il rischio di riprendere automaticamente l'attività, di mettere in secondo piano i contenuti forti che ci hanno motivato. Sicurezza comprensibile, ma che può affievolire l'apertura a indagare vie nuove nell'ascolto attivo dell'accompagnamento. A fasi ricorrenti può ripresentarsi il rischio di professionalizzare il volontariato, di defilarci dal coinvolgimento e dalle relative domande di base. Ne propongo alcune tra le quali scegliere, se si vuole, la pista di riflessione più grdita.

Riconosco nell'accompagnamento l'umanità del malato e mi sintonizzo con lui in questa dimensione, oppure mi preoccupo per prima cosa del terreno sul quale confrontarmi ( appartenenza a ideologie o fedi, livello culturale, sociale..) Quali le conseguenze di tale scelta?

Il rispetto dell'umanità del malato esclude qualsiasi strumentalizzazione (proselitismo politico-religioso, problemi familiari..) ?

La frequentazione della sofferenza e della morte influisce sul mio modo di concepire la vita? Sono i miei convincimenti e le mie scelte personali a suggerirmene l'interpretazione?

Nella storia di un accompagnamento sono presenti scenari negativi. E' importante scoprire aspetti positivi nel malato e nei familiari? Si tratta di una ricerca doverosa o soltanto inerente allo stile personale del volontario?

L'immagine corrente del volontario è adeguata, sottovalutata, mitizzata?

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