martedì 26 maggio 2009

L'età della pensione (1° di Quaderno di Lavoro)


Appena varcata la soglia dell'età pensionabile, "il riposo", a volte, si riveste di un fantasma: la possibile inutilità della vita. A tratti l'esperienza conosce lo sconforto: ieri al "centro" delle cose, l'agenda fitta di impegni, la conversazione, gli incontri frequenti, forse un certo "prestigio", ora, solo, tra persone al cui mondo non appartengo più. Altri hanno occupato il mio posto e ne sono divenuti il naturale riferimento. Patisci il ridimensionamento delle attività e delle azioni, delle parole ora prive del peso che manifestavano nella società: resti attonito, devi capire che cosa rincorri, che cosa ti è sfuggito di mano. Vorresti ancora agire, fare, invece è l'immobilità,il disorientamento, la noia. L'età della pensione insomma, può farci rischiare lo spavento del vuoto, e non sempre è facile pensare che il vuoto attende da te d'essere colmato. Ti rendi conto che non puoi venire a patti: gli svaghi, lo sport, la cultura, gli hobby, i lavoretti utili, prima devi andare alla radice poi tutto può essere accettato e vissuto positivamente.

Tante opportunità dunque, anche piacevoli e utili, ma insufficienti a soddisfare l'esigenza divenuta ancor più pressante, concluso ormai il lungo percorso professionale della mia vita: aprirmi agli altri in una relazione di pace, di bene, in un amore che per sua natura va condiviso nella concretezza del quotidiano, nella festa come nel turbamento della sofferenza, anche di quella più estrema.
Il quadro che ho tentato di tracciare, può forse azzardare una prima risposta di base alla domanda "perché il volontariato ?". Personalmente la risposta è intimamente intrecciata alla Fede Cristiana, ma non è qui il caso di trattarne. Mi pare importante mettere in luce come ognuno custodisca in sé convinzioni personali, e come la scelta di impegnarsi in un volontariato in linea con queste, divenga la congiunzione naturale tra due stagioni di vita tanto differenti. Eventualità non frequente: offre l'occasione di essere concretamente fedeli alle ragioni di vita che ciascuno ha maturato o ha sempre custodito in sé.
Mi sono avvicinato alla "Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori" in modo del tutto occasionale, attraverso il passa-parola. Ho incontrato Renzo, amico dalla giovinezza, che non vedevo da anni e subito si è riaccesa la scintilla vivissima della prima amicizia. I ricordi del dopo guerra, della "S. Vincenzo alle case minime" di Bruzzano (ora demolite) che frequentavamo insieme: un ghetto, un alveare di "poveri" (il fallimento di certa edilizia popolare). Con le famiglie però si diventava "amici", ma rimaneva in noi un disagio. La povertà degli altri non smette di interpellarci. Renzo mi diceva che ancora adesso vive la stessa sensazione quando, a nome della "Lilt", consegna alle famiglie disagiate dei malati terminali (non più "case minime", semplicemente la nuova povertà) la busta del sussidio mensile. Da qui a farmi spiegare che tipo di volontariato svolgeva, chi è il volontario domiciliare, cosa si intende per accompagnamento di un malato terminale di cancro, i problemi e gli atteggiamenti del malato e dei familiari, il coinvolgimento nel gruppo di volontari cui si partecipa, la presenza della psicologa, i contatti con l'infermiera e l'oncologo, ecc. è stato un tutt'uno.

La sorpresa e la novità di questo nuovo modo di spendere il tempo, ha fatto subito breccia nel mio interesse; però l'adesione è stata ponderata nel tempo e in dialogo con mia moglie Elena. Importante decidere insieme i nostri impegni, e bello condividerli spiritualmente nell'impostazione di vita che ognuno sceglie, pure in settori differenti.

Col tempo affiora la consapevolezza di quanto la gratuità del volontariato abbia favorito anche un'apertura, una libertà rispetto al tipo di rapporti sociali ed economici peculiari nel mondo del lavoro, necessari alla mia famiglia e che mi hanno interessato, ma anche costretto alla inevitabile monotonia di alcuni aspetti ripetitivi e di interessi necessariamente circoscritti.

Quando è iniziato il tempo che si prospettava a mia totale disposizione, si è fatta avanti una considerazione di carattere generale: se la vita è importante, "quale il senso del tempo che mi appartiene?", "quale nuova responsabilità ne scaturisce?", e ho sentito la necessità di mettermi alla ricerca di una mia nuova collocazione, di un modo nuovo di stare con gli altri,...forse, a motivo di quanto ho già accennato, di un modo nuovo di pregare.

Con il pensionamento si entra ufficialmente nella categoria di persone la cui vita, nella considerazione degli altri, è tallonata dalla parola "ormai", che con cortesia ironica si accompagna alla "piccola" falsità di parlarti, anche più in avanti negli anni, di "aspetto giovanile", di "età matura":"vecchio" - "vecchiaia", mai. Chissà se è soltanto cortesia, priva di qualsiasi autodifesa,...ma a chi è più in là negli anni spetta d'essere più comprensivo.

Mi pare di accogliere con serenità il fatto che l'età ridimensiona molte prospettive della vita, lasciando spazio a ciò che maggiormente preme. Ad esempio la dimensione spirituale sembra permettere maggiore comprensione di tutta l'esistenza, e maggior speranza. Il tempo vissuto nel bene (offerto e accolto) passa, non fugge, e resta amico.

Da sei anni ho il privilegio di praticare questo volontariato, e fin che la necessaria attitudine lo consente, l'intenzione è di continuare. Ho tracciato qualche esperienza personale del mio percorso verso il volontariato, semplicemente per presentarmi, prima di offrire agli altri la lettura di questo fascicolo: non vorrei tuttavia banalizzare o enfatizzare il problema di chi dal lavoro è prossimo ad "entrare" nel "suo" tempo libero, o di chi vi è già immerso e, tanto meno, additare il volontariato come "la" soluzione.

"L'età della pensione" è argomento vasto per le reazioni che l'impatto sempre repentino, anche se atteso, opera nella vita di una persona. E' importante coglierne l'aspetto spirituale, che non ritengo però unico. Considerata la complessità del problema, oltre l'aspetto più strettamente personale, non si possono sottovalutare le risorse familiari, affettive e culturali, lo stato di salute, i bisogni autentici ed il livello economico, l'ambiente ecc. occasioni ed aspetti entro i quali si colloca questa esperienza.

Nella singolarità della propria situazione, soltanto ad ogni persona spetta la libertà e la responsabilità di decidere come vivere il tempo della pensione, e talvolta, di sostenere il peso di un contesto concreto che non consente scelte.

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